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PD, pubblicità o politica democratica?

Ci siamo, ecco la nuova campagna del Partito Democratico. Massiccia campagna affissioni sui muri di Milano. Continua il tentativo di trovare una strada. Più a livello pubblicitario, che politico. Facciamo un riassunto delle ultime campagne del PD:  prima delle regionali, personaggi con il fumetto sul naso a dire cose sensate in modo poco sensato. Poi, più tardi, per digerire l’ennesima mazzata, “democratici per costituzione”, con la citazione dei principi istituzionali. Ora Bersani protagonista, a maniche rimboccate, ci fa sapere che sono aumentate tasse e disoccupazione, inoltre sono diminuiti i soldi per  l’istruzione. “E la pazienza è finita”. “Per giorni migliori rimbocchiamoci le maniche”.

Ok, cerchiamo di capire la strategia che sta dietro a questa campagna. L’Italia sta andando a rotoli. Premessa. Gli italiani non ne possono più. Conseguenza. Prepariamo un futuro migliore. Proposito. Insieme. Si presume. Come? La mia domanda.

Noi le maniche è un pezzo che ce le siamo rimboccate. Tutti i giorni lottiamo per giorni migliori. Ma il PD cosa vuole da noi? Ci dice che dobbiamo preparare giorni migliori per l’Italia. Che stanno preparando giorni migliori? Chi, loro, i democratici? La cronaca politica, invece, parla dei soliti scazzi intestini, con le solite correnti agitate. Non è che la metafora del rimboccarsi le maniche è riferita al fatto che stanno di nuovo per litigare?

Boh, dite quello che volete, a me questa campagna non convince. Propone contenuti triti e ritriti con modalità memmeno tanto originali. Non c’è spunto creativo, è tutto molto ingessato. Bersani non dà l’idea del segretario trascinatore. Non vende il sogno, vende il sacrificio. Che è operazione onesta, sincera e pulita. Ma non serve la pubblicità per dire queste cose. Le dice già in continuazione su giornali e televisioni, quando gli danno (poco) spazio. Non abbiamo spazio sui media, ce lo procuriamo comprandolo? Giusto. Ma se proprio bisogna farlo che sia uno spazio aggressivo, forte, che punti a smuovere un po’ le acque. “La sinistra ha messo l’Italia in ginocchio, Italia rialzati”, diceva una campagna del berlusca prima delle politiche del 2008. Cosa banale, falsa, propagandistica, ma che funziona con il target di riferimento da conquistare. Lo stesso target a cui Bersani deve rivolgersi ora: la popolazione fluttuante, che cambia opinione nel giro di un telegiornale. Bersani dice le stesse cose, ma senza nerbo.

Se compri spazi pubblicitari lancia una campagna forte, incisiva che si faccia riconoscere e faccia parlare di sè. Una campagna senza strategia, per eccesso di strategia. Ci volevano dire che loro sono per il sacrificio, che non bisogna fare false promesse e che, insieme, si può ripartire. “Per giorni migliori”. Spostando anche molto più in là l’obiettivo positivo, visto che l’espressione “arriveranno giorni migliori” si riferisce quasi sempre ad un futuro abbastanza lontano. Un annuncio che vende “sofferenza” in una situazione di sofferenza, teoricamente provocata da altri.

L’unica nota strategica di rilievo è l’invito a partecipare, a lavorare insieme per quel futuro, assumendosi ognuno le proprie responsabilità e incombenze. Ma c’era bisogno di spendere tanti soldi per dire questo? Ieri, in un’intervista alle Iene, Nichi Vendola è stato preciso e tagliente come una lametta. Ha sezionato precisamente e recisamente lo spazio politico che si vuole conquistare. Chirurgicamente ha utilizzato il bisturi per ritagliarsi pezzi di significato politico, per associarsi a tematiche forti prendendo una posizione forte. Il posizionamento, ecco. Il posizionamento. Quello che manca nella campagna del PD, che va ad occupare lo spazio della mente che nessuno vuole occupare, perchè è triste e senza senso. Vendola si è posizionato e quando comunica, anche con spazi a pagamento, lo fa alla grande. Il PD rimane confuso. Vuole solo autoconvincersi di esistere. Vuole ricordarlo a se stesso e al pubblico: “guardate che ci siamo, facciamo un sacco di cose senza senso, ma ci siamo”.

Altro caposaldo strategico: non demonizzare Berlusconi. Veltroni inaugurò questa strategia, con conseguenze e risultati che non sto qui a rievocare, per compassione. In un’arena politica dove il primo che si mette contro il premier viene sistematicamente linciato dai giornali di famiglia, il centrosinistra, ormai da tempo, ha imboccato la strada del fair play, perchè, teoricamente, gli argomenti non dovrebbero mancare. Parlare di politica senza demonizzare Berlusconi. In positivo. Sì, come? Diciamo agli italiani che si devono rimboccare le maniche insieme a noi. Per un futuro, lontanissimo, migliore. Siamo strateghi e ci facciamo consigliare da strateghi, non c’è che dire.

PD, è tempo di cambiare… comunicazione!

Il candidato del Partito Democratico alle elezioni regionali in Lombardia è Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano, sconfitto per la rielezione pochi mesi fa e genialmente candidato alla carica più alta della regione.

Il candidato del PD aveva lanciato la campagna elettorale con un manifesto che ritraeva la leva di un cambio: sull’ipotetica sesta marcia, la scritta “Penati” (qui immaginiamo il brainstorming con lo strategic planner o l’account a dire: la Lombardia va già veloce e quindi è necessario optare per un cambio da Formula 1),  con lo slogan: “Lombardia 2010: è tempo di cambiare”. Una scelta tattica, lontana anni luce dalla sobria strategia della campagna (“Per l’alternativa”) che  Bersani aveva lanciato dopo la sua elezione a segretario del partito.

Si spera che il neo-segretario e gli strateghi del PD abbiano avvertito la stonatura e abbiano invitato il candidato lombardo ad adeguarsi. Così si spiegherebbe il lancio dei nuovi manifesti di Penati, uno che, pur avendo perso di recente, si sta concedendo una visibilità spropositata.

Scomparso il cambio (Lombardia 2010: era già tempo di cambiare comunicazione!), ecco che si vede il sorriso di Penati accompagnato dallo slogan, ben più integrato alla linea del partito,  “L’alternativa lombarda”.

Non contenti quelli del PD, in questi giorni hanno varato anche una campagna isituzionale di respiro nazionale. Facce superfighe, che recitano i soliti slogan. “In poche parole, un’altra Italia”, lo slogan.

L’impressione è proprio che il PD abbia a che fare con un’altra Italia rispetto a quella creata da Berlusconi. Peccato che anche una comunicazione di questo tipo risulti “altra” per la stragrande maggioranza degli italiani. C’è chi parla alla pancia degli italiani, raccattando le frasi nei bar, agli angoli delle strade, sui mezzi pubblici e le trasforma in slogan, c’è chi invece, come il PD, parla un’altra lingua, incomprensibile e lontana dalla realtà che i cittadini vogliono (purtroppo) sentirsi raccontare. Una campagna inefficace proprio come la penultima.

Non bisogna seguire Berlusconi, ma nemmeno bisogna pensare che un partito possa essere venduto come fosse una compagnia telefonica. 

Che fare? Dire qualcosa di sinistra, anche nella pubblicità, per cercare di costruire un’identità, finalmente nuova e davvero alternativa.

Scatto al pedone

Mentre un pedone ieri a Milano è rimasto vittima di un rocambolesco incidente mortale, a Giakarta hanno pensato bene di organizzare una singolare manifestazione per le strade cittadine. Al centro: i diritti del pedone, sempre più considerato un ostacolo sulle strade delle metropoli di tutto il mondo.

Spesso, un ostacolo da abbattere.

Milano, la paura fa “90 – Circolare destra”

Chi è di Milano sa cosa sognifica prendere la 90 di notte. Si tratta di una linea che attraversa in circolo la città, la cosiddetta circonvallazione.

E’ una sorta di terra di nessuno, dove è possibile un po’ di tutto. Pazzi di tutti i tipi e di tutte le razze vi salgono, spesso ubriachi, spesso in uno stato alterato da altre sostanze. Un pericolo costante che si avverte palpabile nell’aria.

Come stanotte. Due ragazzi di colore completamente ubriachi, inveivano contro i passeggeri senza alcun motivo. Hanno spaccato una bottiglia di birra, scagliandola a terra e spaventando i passeggeri del sabato sera, di ritorno dalla loro serata di divertimento.

Raccontatele queste cose, è impossibile lavorare e non possiamo fare niente”, queste le parole esasperate del povero autista, che è riuscito a farli scendere e a proseguire la sua corsa. Il problema sicurezza esiste, ed esiste anche per colpa degli extracomunitari.  Siamo per il partito democratico, ma bisogna aprire gli occhi. Se non si capisce che oltre a puntare sull’integrazione bisogna anche pensare alla sicurezza dei cittadini, richiedendo misure opportune per reprimere fenomeni devianti più che evidenti, non si capisce l’Italia dove sta andando e non si riuscirà mai a guidarla a dovere.

Haiku 1 per il Partito Democratico

Osservo l’Italia di oggi
non mi ci ritrovo
bisogna cambiare

La libertà

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Giorgio Gaber

Cazzata sfrecciante

“Aho, se compri na machina ar di sotto dei 120 cavalli te cancello da’ a rùbrica der telefono”.

Eurostar “Freccia rossa” Napoli-Milano
ore 11.30
300 e rotti km/h


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