Archivio per marzo 2009

Si segga, signora

Sei uno di quelli che cede il posto agli anziani in metropolitana?

Tu sei accucciato nel tuo bel posto comodo, con il sedere al caldo per il riscaldamento a manetta. Non è un posto che ti è stato donato dal cielo, quello su cui poggia il tuo deretano, è stata l’esperienza, affinata da anni di prove e riprove, a permetterti di primeggiare in mezzo alla banda di assatanati viaggiatori mattinieri pronti all’assalto. Vai al termine della banchina, ti posizioni dove sai bene che si aprirà la porta e, quando arriva il convoglio e apre le sue porte (lasciando che il rancido odore mattutino della Milano che si sveglia irrrori le tue narici), hai il tuo posto in prima fila, pronto a cogliere l’opportunità di un sediolino vuoto. Altro che fortuna, questa è perizia. Quasi ogni mattina ci riesci e sei contento di metterti là per quasi mezz’ora, con il giornale in mano, a sorbirti il mattino, con gli occhi cisposi, il retaggio del sonno notturno ancora appeso alle palpebre cadenti, la bocca impastata da un caffè venuto male. Insomma, ti godi il viaggio.

Il pericolo però è sempre in agguato e ha quasi sempre le sembianze di un’anziana  che da vispa e agile signora  devota al rito quotidiano del giro per ambulatori medici di mezza Milano si trasforma, in un attimo,  in una claudicante vecchietta che ha estremo bisogno di sedersi per non correre rischi. In questi frangenti vale la legge della savana, solo che funziona esattamente al contrario. Mentre lì il leone adocchia e punta la preda più debole e malata per l’assalto, qui la “vecchietta” va a posizionarsi vicino agli individui più giovani e robusti. Il contrasto è alla base del successo. Un uomo nel pieno delle forze seduto rappresenta una bestemmia di fronte alla vecchietta dall’equilibrio incerto , bisogna cedere il posto. E ti alzi a malincuore, ma con un sorriso sulle labbra grosso così. Lei ti ringrazia, ma nemmeno tanto. Il tuo gesto era dovuto. “Ma si figuri, signora”, riesci a tirar fuori. Sono le prime parole del mattino che pronunci, la voce raschia la gola mentre la sopportazione  il fondo del barile. Ti tocca startene in piedi a ricevere spinte e a subire le conseguenze dei capricci del clown-macchinista che si diverte a fare il gioco dell’arresto e ripartenza improvvisi.

A volte la signora che ti punta ha un’età incerta e non sai se è venuta di fronte a te per reclamare il posto o meno, potresti anche offenderla se la fai sedere. Allora la guardi di sottecchi mentre leggi il giornale: la pelle cadente della faccia imporrebbe di mettersi da parte, ma poi, osservando bene come è vestita (anzi, malvestita), ti accorgi che ha voglia di sentirsi ancora giovane. Allora te ne stai lì convinto che le stai facendo un favore e che la sua autostima ne uscirà rafforzata. Potresti anche fare il cavaliere, sempre di una donna si tratta, ma perchè arrischiarsi in comportamenti al limite dell’etichetta? Nel non lasciarla sedere mi sento quasi un benefattore.

Tutto questo non ha niente a che vedere con la volta che ho ceduto il posto ad una signora un po’ in carne credendola incinta o con quella in cui ho lasciato il posto ad una signora anziana che, a sua volta, lo aveva già subappaltato ad un’altra signora con pargolo. Bisogna stare attenti.

Siamo tutti pedoni

A Bologna, tutti pedoni.

Ogni giorno un pedone si alza…

Capita che cammini a piedi per la città più frenetica e frequentata d’Italia: Milano. Capita che spesso devi attraversare e, se non vuoi finire spiattellato sull’asfalto, devi farlo sulle strisce. Se lo fai in prossimità dei semafori, aspetti buono buono che il verde scatti per poi partire alla velocità della luce, con lo stesso tempo di reazione del Ben Johnson (dopato) dei bei tempi. E’ qui che si compie l’eterna lotta quotidiana fra il leone e la gazzella. Automobilista incazzato-stronzo-frustrato vs Pedone cauto-sveglio-sgamato (si capisce da che parte sto?).

Il pedone, conscio del suo inalienabile diritto al  passaggio indisturbato sulle strisce, in quel momento si sente un Dio. E’ la volta che il bastardo-inquinante deve starsene fermo per farlo passare, non c’è gioia maggiore. Ma mentre si appresta a passare, ecco piombargli addosso una macchina con la stessa prontezza di un falco pellegrino su un piccione. Quasi sempre sta svoltando a destra, si ritrova il pedone sulle strisce e cosa fa? Il vigliacco-bestia-becero-stronzo (pregasi cambiare vocale in caso di pilota femmina) è appena uscito dall’ufficio (dove il padrone gli ha fatto il mazzo e il capoufficio il verso, lo stagista lo ha mandato in bestia e la collega a fanculo), non vede l’ora di raggiungere la propria abitazione di 30 metri quadri (su cui pende un mutuo trentennale a tasso variabile) per farsi quattro salti in padella e quattro nell’ampio corridoio fino al cesso, per poi fare le bolle guardando una puntata di “Amici”  o una partita dell’Inter (è quasi sempre interista uno così).

Dicevo, mentre il pedone sta passando cautamente sulle strisce, arriva l’automobilista e fa il gesto più stronzo, subdolo, infame e falso che natura umana abbia potuto concepire. Si impone al pedone per passare, ma lo fa alzando una mano in segno di scusa. Come dire, ti faccio fesso ma ti lascio contento. Ormai la mano alzata in segno di scusa dell’automobilista che non lascia passare il pedone fa parte del vissuto quotidiano di qualsiasi persona che vive a Milano (credo anche in altri posti). Mentre compie il gesto bastardo, solo strumentale ai suoi scopi, l’automobilista cerca comunque di trovare una giustificazione che non lo comprometta socialmente e lo faccia sentire meno merda di quanto non sia. E quella mano alzata lo mette al riparo pure dalla rabbia del pedone, che si scatena accusandolo solo interiormente. Si è comunque scusato, mi ha mostrato attenzione, almeno è stato educato. Queste le frasette che il pedone si ripete per giustificare la frustrazione per essere stato ancora una volta gabbato dal bastardo-inquinante. Il leone se ne va con la sua preda (3 secondi recuperati, frenata e scalata risparmiate, ripartenza evitata, risparmio di energia lavoro e di carburante), la gazzella non può nemmeno sventolargli sotto il naso un bel paio di corna.

La scoperta delle due ruote

Mentre si scopre che gli italiani passano sempre più tempo nel traffico cittadino, negli Stati Uniti la crisi impone nuovi stili di vita. Spopola, allora, la bicicletta, anche nelle temibili città statunitensi, da sempre considerate off limits per le due ruote.

A Milano, intanto, il Bike sharing sembra lentamente prendere piede, ma i limiti dell’iniziativa sono sotto gli occhi di tutti. Ci sono le bici, belle e gialle, ma dove sono le piste ciclabili? Se anche a piedi si trova difficoltà a camminare, come fanno le bici a districarsi nella giungla cittadina?

Haiku a Milano

marmo che si arramapica nell'aria con una rosa in mano

marmo che si arramapica nell'aria con una rosa in mano

Quando la Tim ti dà del “tu”

Avete provato a fare una ricarica della Tim in questi giorni? La simpaticissima voce dall’altro lato non vi darà più del “lei” come accadeva fino a poco tempo fa, ma vi parlerà con un ben più confidenziale “tu”.

La sensazione di sentirsi dare del “tu” da quella vocina che fino a poco tempo fa ti trattava con i guanti , è davvero strana.  Peraltro sentirsi impartire con il “tu” i perentori ordini  per procedere alla farraginosa ricarica dà veramente sui nervi. Ti verrebbe da dire: “Ma come si permette, signorina, guardi che la denuncio!”, trovando l’ennesimo pretesto per fare polemica con una società telefonica che dà adito sempre a parecchie rimostranze da parte dei suoi clienti. La scelta almeno è coerente, non c’è che dire…

Fare un gol alla leggenda: Mascara come Maradona

Da Maradona a Mascara passando per 25 anni di magie balistiche. In effetti il “ma” è una delle esclamazioni più azzeccate di fronte a prodezze di tale grandezza. Ieri Mascara del Catania ha compiuto il prodigio, segnando da circa 45 metri un gol che passerà alla storia.

Il pibe de oro inaugurò questa strepitosa conclusione da grandissima distanza in una partita di campionato contro il Verona, altri lo seguirono, fino a ieri, quando Mascara ha illuminato la Favorita di Palermo sbancandola.


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